Bhakti yoga – Lo Yoga della devozione

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Il Bhakti yoga è lo Yoga della devozione e dell’amore, generalmente inteso verso la divinità, che rappresenta l’Uno nella visione dualista creatore-creato.

La divinità, nell’induismo, viene identificata in molteplici modi: è il Dio unico Krishna, sono le molteplici forme con cui si manifesta, quali Visnu, Brahama, Shiva, Kali, Rama e tutte le altre innumerevoli divinità del vasto pantheon induista.

Il bhakta yogi (praticante il Bhakti yoga), ha fede in qualcosa più grande di lui, che trascende e accomuna tutti gli esseri; a questo Essere supremo il devoto dà un nome o una forma, analogamente a quanto fanno i mussulmani con Allah o i cristiani con Dio. La divinità, dunque, viene rappresentata nella particolare forma che il devoto ha scelto di venerare. L’Essere supremo, cui il devoto cerca di relazionarsi fino ad unirsi attraverso il sentimento religioso (religo = lego insieme), è Amore Assoluto.

Per il bhakta tutto l’universo è pieno di amore; pertanto, solo quando un uomo trova in sé questo amore diventa eternamente beato, eternamente felice. Il Divino siede allora nel suo cuore e da lì il bhakta yogi guarda ogni aspetto dell’esistenza. Per lui, l’amore è un sentimento totale nei riguardi della vita e non limitato a singole cose o persone; egli vede il Divino in ogni luogo, persona ed evento della vita, sia piacevole che spiacevole.

Per mezzo del completo e fiducioso affidamento all’Amore Universale, il bhakta yogi cerca di andare oltre la separazione della dualità, verso l’unione totale con la divinità e dunque realizzare l’unione (Yoga). In virtù di questo atteggiamento egli è una persona serena ed in pace, vive in armonia con la natura ed è pieno di amore e compassione verso tutti gli esseri viventi. L’unione con il Divino è mirabilmente descritta in numerosi passi della Bhagavadgita.

La pratica del bhakti comprende molteplici attività e rituali, che rispecchiano l’indole del devoto: dalla contemplazione delle qualità di Dio, alle preghiere, al cantare le sue lodi, alla ripetizione del Suo nome (japa: recitazione dei mantra), al dedicarsi agli altri, attività che vanno svolte con umiltà, non certo per alimentare l’ego, ma per realizzare l’unione con gli altri esseri e con l’Universo intero, la Vita eterna.

L’amore, così inteso, è al tempo stesso fonte e risultato della spiritualità, di una spiritualità intesa come ricerca dell’essenza che unisce ogni cosa e perfino non necessariamente legata a una fede particolare.

Nell’attuale fase dell’evoluzione umana, lo sviluppo di un sentimento di comunanza che possiamo chiamare amore ha importanza fondamentale; al suo servizio è necessario porre la nostra energia e la nostra intelligenza.

È un faro che può illuminare il percorso umano, passaporto per godere appieno del viaggio meraviglioso che è la vita.

Dall’amore, pratica di unione, nascono solidarietà, comprensione, tolleranza, collaborazione, pace e concordia tra individui e comunità; privilegiando ciò che unisce, al di là delle diversità, l’uomo potrà sviluppare una forza comune tra i simili ed un rapporto il più armonioso possibile con l’ambiente, realizzando un vantaggio per la sua sopravvivenza, un’ulteriore evoluzione e un viaggio più gradevole sul pianeta Terra.

XII.4 Coloro che vivono un rapporto armonioso con la propria anima e hanno un atteggiamento amorevole nei confronti di tutto ciò che li circonda; coloro che sanno gioire del benessere di tutte le creature, essi mi sono veramente vicini. (Bhagavad Gita)

Articolo pubblicato in Yoga.

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